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  • Realizzare invasi con riserve d’acqua per alimentare i pozzi che p. Franco cerca disperatamente di costruire: questo il progetto per affrontare alla radice il problema dell’acqua in Ciad.

    “Abbiamo eseguito i rilievi topografici in un paio di zone a sud di Baro. Dei “barrage” esistenti abbiamo eseguito un rilievo di dettaglio, così da poter fare un progetto di recupero ed eventuale ampliamento.
    Abbiamo rilevato i corsi d’acqua che portano ai “barrage” esistenti, così da poter elaborare al meglio i calcoli idraulici di portata.”
    si legge nel report di Giorgio Gagliardi, architetto geologo, e Andrea Scumà, geometra, appena rientrati dal Ciad.

    Un approccio tecnico per la prima volta in quella zona, che tenta di affrontare in maniera scientifica l’annoso problema della mancanza d’acqua.
    Sarà poi compito dell’ingegnere Idraulico ricavare questi dati per realizzare invasi con dighe (barrage) costruite a mano dalla popolazione.
    Un progetto di ampio respiro proiettato nel futuro.
    L’attesa e le speranze di quella gente è palpabile, perché ne va della loro sopravvivenza, del loro futuro.

    Mosè Pagnin

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  • “Gli attacchi di uccelli granivori e delle cavallette hanno distrutti i raccolti in molti villaggi.

    Ci aspetta una stagione difficile. Per questo ovunque possibile scaviamo pozzi e installiamo recinti metallici che permettano alle donne di coltivare gli orti.
    Le donne che vedete in queste immagini non avevano mai visto l’acqua sgorgare dalle loro terre riarse e non avevano mai coltivato un orticello.
    Avessi i soldi, potrei scavare pozzi e porre recinti a migliaia per gli orti delle donne di tutta la regione, che mi supplicano.
    Per preparare le nuove generazioni a lottare contro il deserto, nella chiesa di Baro, ai bambini più piccoli viene affidato un alberello da innaffiare e proteggere.”
    Questo grido di aiuto viene da p. Franco Martellozzo che continua ad affrontare le continue emergenze.
    Una terra difficile, desolata, ma dove la gente lotta compatta per la sopravvivenza.
    Diventa sempre più vitale trovare l’acqua, ma trovare l’acqua non è semplice.
    Occorre un esame scientifico che analizzi tutti i fattori atti a creare riserve d’acqua che alimentino i pozzi.

    Per fare uno studio in loco con tecniche moderne allo scopo di  “Stilare un progetto esecutivo che comprenda aspetti cartografici, dimensionamento puntuale delle opere e definire l’ubicazione delle nuove opere”, partiranno il 18 febbraio Giorgio Gagliardi architetto topografo, e Andrea Scumà geometra.
    Saranno coordinati dai geologi Luca Comitti ingegnere idraulico, presidente, e Cristiano Mastella, geologo, consigliere dell’ Associazione Ingegneri volontari ONLUS ” di Verona responsabili del progetto “…supportare tecnicamente la missione per l’approvvigionamento idrico…”.
    Una importante iniziativa attesa con comprensibile ansia e speranza dalla popolazione del Sahel per un concreto contributo ad affrontare e risolvere l’annoso problema dell’acqua.
    Son in partenza anche Antonietta Baù di Bassano e Pierino Milani di Camposampiero per visitare le scuole e prendere contatti per il loro sviluppo.
    Grazie ai volontari, grazie a chi non è insensibile al grido di aiuto.
    Mosè Pagnin

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  • Per l’Africa è questo il grande problema, un obiettivo che sembra difficile da raggiungere, ma che affrontato nella sua complessità può trovare una soluzione.
    Trovandosi immerso in quella realtà che gli ha consentito una profonda conoscenza del territorio e dei suoi problemi, p. Franco Martellozzo ha saputo individuare la soluzione concreta per aiutare quella gente: fornire loro aratri a trazione animale.
    Una scelta difficile da capire per noi che viviamo in una società ad alta meccanizzazione, ma che in quel contesto è stata vincente. Infatti i trattori forniti dal governo non hanno avuto successo a causa della mancanza di assistenza tecnica e di ricambi, che in quelle regioni è un ostacolo insormontabile, e perché distruggevano l’humus.
    Il raddoppio della produzione agricola, raggiunta col suo intervento, gli ha dato ragione.
    E il progetto avviato nel 2018 vede una crescente domanda da parte degli agricoltori. Ad oggi consegnati più di 4.000 aratri e appena rientrato in Ciad p. Franco ha avviato la produzione di altri  200, con il coinvolgimento di nuovi artigiani in loco formati da fratel Pietro Rusconi. E questo grazie al supporto di volontari in Italia, e al sostentamento da parte di Caritas Antoniana e di Fraternità Missionaria.
    Un concerto di amici volontari che aiutano a realizzare un progetto dallo scarso appeal emotivo per noi europei, ma dal grande impatto sociale in quelle terre.
     E’ un concreto aiuto a quelle popolazioni per aiutarle a raggiungere l’autosufficienza alimentare, a trasformare la loro terra in un posto dove restare e dove crearsi un futuro, unica alternativa alla fuga.
    Mosè Pagnin

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  • “La fotografia riprende l’intervento di chirurgia ginecologica eseguito con tecnica mininvasiva. Una tecnica che comporta un trauma chirurgico inferiore a quello tradizionale, con tempi postoperatori meglio tollerati, soprattutto per quanto attiene ai dolori e ai tempi di degenza. L’equipe guidata dal dott. Daniel Izuba ha raggiunto il ragguardevole traguardo della chirurgia attuale. I continui aggiornamenti e i master ai quali partecipa gli permettono di allinearsi alle tecniche chirurgiche avanzate con meritevoli risultati.”
    E’ quanto ci riporta il dott. Francesco Meduri che, dopo aver organizzato le sale operatorie, da chirurgo continua a monitorare con attenzione l’evolversi delle tecniche operatorie nell’Ospedale di Nyahururu.
    Stupefacente constatare come l’Ospedale sia ora una realtà ben organizzata, con risultati eccezionali e in costante crescita. Dalla realizzazione dei primi ambulatori nel 2012 si è arrivati ora alla realtà di 2 sale operatorie, di nuovi reparti di specialità, di numeri di ricoveri e prestazioni ambulatoriali sorprendentemente alti, come risulta dai vari report e da quanto riportato nel sito dell’Ospedale.
    ”Con 3 infermieri, 1 tecnico di laboratorio, 2 persone di supporto e un autista all’inizio, ora la nostra capacità di risorse umane è cresciuta fino a circa 200 dipendenti. Nel 2022 l’Ospedale registra 68.638 visite ambulatoriali, 3.229 ricoveri, 1.232 interventi chirurgici, 905 parti” recita il report.
     “Riempire gli spazi vuoti di un Ospedale è stata un’impresa titanica che sembrava impensabile per una piccola associazione come la nostra, ma l’averla realizzata ci riempie di orgoglio” dice il Presidente Sergio Mirandola, che ha coordinato e organizzato l’allestimento dell’Ospedale.
    E tutto è stato realizzato seguendo le indicazioni del dott. Meduri che per più anni si è recato in loco, dalle forniture di attrezzature mediche, di attrezzature per operazioni chirurgiche, di apparecchiature di imaging, di  materiale ospedaliero vario fino a quello alberghiero, di servizi e logistica.
    Uno sviluppo e un progresso continuo nei servizi e nella qualità che pone l’Ospedale in una posizione di prestigio e di alta affidabilità: è classificato a livello 4 dal servizio sanitario del Kenya e principale fornitore di assistenza sanitaria nella regione.
    L’impegno continua con l’invio di nuovi dispositivi medicali: è in partenza in questi giorni un colonscopio-gastroscopio che si aggiunge alle altre attrezzature fornite nel corso degli anni.
    E tutto questo Grazie al tuo aiuto, ma molto resta ancora da fare. Sostieni il nostro impegno.
    Mosè Pagnin

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  • Aiutare le giovani donne non scolarizzate a raggiungere l’emancipazione, a conoscere i propri diritti e doveri, oltre ad acquisire competenze utili al proprio sostentamento quotidiano: questo l’obiettivo del progetto “foyer des fammes et des filles” del vicariato di Lagon diocesi di Pala-Ciad, in un territorio che comprende 60 villaggi per più di 100.000 abitanti.
    Dopo il primo anno 2019-20 che ha visto la partecipazione di una trentina di donne, il numero è cresciuto rapidamente negli anni successivi.
    “Il 2022-23 è stato l’anno della svolta per il nostro centro”, dice p. Benoit.
    Grazie all’associazione “Insieme si può” di Belluno si è potuto realizzare una struttura per ospitare i corsi e le attività si sono moltiplicate fino a raggiungere circa 400 partecipanti.
    E’ sorto così il problema dove alloggiare le ragazze dei villaggi vicini.
    Grazie all’aiuto di Fraternità Missionaria di 12.450 euro è stato possibile costruire due dormitori, oltre al pozzo già realizzato con la donazione di 4.030 euro della signora F.P. di Cadoneghe.
    Visto la grande partecipazione, l’obiettivo per il 2023-24 è di intensificare i vari corsi: di cucito, di alfabetizzazione, di orto, sulla trasformazione dei prodotti locali di puericoltura, di igiene famigliare, di economia domestica, sui diritti e doveri delle donne, di pronto soccorso e infine il corso triennale per infermieri.
    L’impegno continua. “chi educa un bambino educa un uomo, chi educa una bambina educa un popolo”.
    Don Benoit Lovati, responsabile del progetto, sarà tra noilunedì 2 ottobre ore 21.00 nel salone del centro parrocchiale, per incontrare e ringraziare i soci.
    Ti aspettiamo.

    Mosè Pagnin

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  • Nei miei viaggi all’Ospedale di Nyahururu ho incontrato Suor Jane che accoglie nel suo “ausilium ogni forma di sofferenza umana, rappresentata dalle malattie più devastanti come l’AIDS, alle privazioni più essenziali, come la fame e la solitudine dei bambini abbandonati a sé stessi per le strade. 
    Una cruda realtà, che ti penetra nell’animo e che non ti abbandona.
    Ma alla miseria e alla disperazione non c’è mai fine.
    Non manca l’abominevole violenza domestica che ha portato una ragazzina adolescente a subire la violenza paterna e a portare in grembo un figlio, che avrebbe voluto in altre desiderate realtà.  Bambino che ha accettato e che porterà in grembo e darà alla luce.
    Anche per lei braccia aperte da suor Jane. Anche per lei suor Jane chiede aiuto.
    La nostra vicinanza non mancherà. Aiutaci anche tu, aiuta queste adolescenti ad avere una speranza di futuro.
    Francesco Meduri

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  • “Strategic Plan 2022-2026”: un piano di ampio respiro presentato il 29 giugno dal Direttore generale dell’Ospedale di Nyahururu don  Ioseph Waititu con i suoi due più stretti collaboratori, John Gakena e Peter Maina, a Fraternità Missionaria.
    “Siamo grati per il vostro supporto nella fornitura di attrezzature medicali e di logistica. Il nostro augurio è che questa partnership possa rafforzare il legame tra voi e l’Ospedale per affrontare le sfide future”: questo  l’incipit del prospetto di presentazione della situazione attuale e del Plan.
    L’Ospedale nato nel 2010 come dispensario, nel 2022 ha realizzato 2.000 ricoveri, 40 interventi chirurgici al mese, 6000 pazienti visitati al mese, è ora un importante punto di riferimento nella regione. Avviato all’inizio con 3 infermieri, un tecnico di laboratorio e due persone di supporto, ora l’Ospedale conta circa 200 dipendenti.
    Al briefing del 29 giugno, presenti il presidente ing. Sergio Mirandola, il dott. Francesco Meduri, il dott. Leopoldo Costa, il dott. Domenico Bottecchia, il perito Fernando Schiavon, il geom. Giacomino Padoan e il dott. Mosè Pagnin, si è discusso su come rafforzare i servizi, implementare le infrastrutture e le attrezzature sanitarie, in una prospettiva di sviluppo a lungo termine, fissando gli obiettivi da monitorare anno per anno.
    Il piano strategico presentato, ben articolato e documentato, analizza le necessità dei vari reparti, e prevede un coinvolgimento di tutti gli attori.
    Un impegno importante per Fraternità Missionaria che ha sempre continuato e continua tuttora a fornire dispositivi medicali e che dovrà dare il proprio supporto. Ma per raggiungere gli obiettivi abbiamo bisogno del tuo aiuto.

    Mosè Pagnin

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  • Commuove leggere il ringraziamento di suor Jane dal Kenya, e ci fa sentire piccoli di fronte alla grandezza dei missionari e missionarie che dedicano la loro vita per aiutare chi è nel bisogno.
    Il nostro modesto aiuto è stato molto più importante di quanto potessimo pensare, perché nelle situazioni dove tutto manca, anche un piccolo segno può essere determinante per salvare vite.
    Caro Presidente, ringraziamo te e l’intero gruppo per il supporto che abbiamo ricevuto. …Abbiamo comprato anche il latte per i nostri tre piccoli… Ci hai dato il coraggio di salvare la vita dei bambini abbandonati…” scrive suor Jane.
    La risposta non poteva che riflettere la mission della nostra associazione: “…è davvero una gioia per noi essere di aiuto …Come diceva Madre Teresa: “La gioia è preghiera; la gioia è forza; la gioia è amore. E più dona chi dona con gioia. Sergio”.
    Il grazie che abbiamo ricevuto è uno stimolo per un maggior impegno. Anche il tuo aiuto può essere determinante.

    Mosè Pagnin

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