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    Quale modo migliore perché non vada disperso nel tempo il ricordo di una persona cara se non quello di offrire un concreto aiuto a tanti bambini sfortunati, per dare loro una speranza di vita, di un futuro migliore?
    L’acqua pura, simbolo di vita, per far vivere chi non c’è più: la loro memoria continua nei sorrisi dei bambini che quell’acqua ha contribuito a salvare dalla malnutrizione.
    Così ha voluto Roberto Bonetti per ricordare i genitori e il cognato. Così ha voluto AnnaMaria Quaini per ricordare il papà e il marito.
    Un pozzo, il memoriale per ricordare chi non c’è più.
    Le preghiere di p. Franco Martellozzo che affronta quotidianamente quella realtà, non sono rimaste inascoltate.
    Dona anche tu per un pozzo, per l’acqua, per la vita.
    Mosè Pagnin

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  • Cos’altro meglio di un pozzo, scelto come simbolo del memoriale inaugurato il 4 maggio, poteva essere il simbolo di vita, per tutti, ma specialmente per quell’Africa povera che tanto ha attirato Dario, e lo ha spinto a “dare una mano” per realizzare i progetti del suo amico p. Franco, che tutt’ora lotta per dare una speranza di futuro a quella popolazione.

    “Il Ciad, Paese povero che si trova al 187° posto su un totale di 188 Paesi nell’indice di sviluppo umano delle nazioni Unite, ed è in questa regione, con la popolazione al 95% mussulmana, che p. Franco continua con caparbietà e tenacia a realizzare tutti quei progetti che concorrano a migliorare le condizioni di vita, ad aiutare quelle popolazioni a crearsi un futuro nella loro terra, unica via per evitare la fuga.
    Le Banche dei Cerali, struttura ideata e realizzata da p. Franco Martellozzo, nel 2023 hanno raggiunto quota 354, portando benefici tali da attirare l’attenzione dei media internazionali, perché hanno liberato gli agricoltori dagli usurai e beneficiato 354.000 persone.
    Ma rimane l’acqua il principale obiettivo, con la creazione di pozzi, con la costruzione di dighette atte a creare riserve d’acqua per alimentare i pozzi e ridurre l’erosione del terreno.
    Si sta cercando ora con l’aiuto di esperti volontari italiani di individuare le aree adatte per creare invasi.
    Con l’acqua cresce il numero degli orti comunitari, nuova fonte di reddito, grazie a una domanda di prodotti orticoli in rapida crescita.
    Altro grande progetto è il miglioramento della produzione agricola, mediante la fornitura di aratri e seminatrici costruite con l’aiuto di volontari italiani, e con il finanziamento anche di Fraternità Missionaria.
    Obiettivo che va di pari passo con la formazione degli agricoltori sulle tecniche agricole.
    Infine il rimboschimento, con la sensibilizzazione delle giovani generazioni, con la premiazione dei più diligenti.
    Un impegno a tutto campo da parte di p. Franco che richiede un coinvolgimento e un sostegno costante e fattivo da parte di tutti noi. 
    Realizzare in quei Paesi condizioni di vita degna di essere vissuta, creare loro una via di sviluppo, salvare tanti bambini dalla malnutrizione, è un obiettivo che possiamo raggiungere.
    Aiutaci anche tu: insieme possiamo farcela.
    Mosè Pagnin

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  • Realizzare invasi con riserve d’acqua per alimentare i pozzi che p. Franco cerca disperatamente di costruire: questo il progetto per affrontare alla radice il problema dell’acqua in Ciad.

    “Abbiamo eseguito i rilievi topografici in un paio di zone a sud di Baro. Dei “barrage” esistenti abbiamo eseguito un rilievo di dettaglio, così da poter fare un progetto di recupero ed eventuale ampliamento.
    Abbiamo rilevato i corsi d’acqua che portano ai “barrage” esistenti, così da poter elaborare al meglio i calcoli idraulici di portata.”
    si legge nel report di Giorgio Gagliardi, architetto geologo, e Andrea Scumà, geometra, appena rientrati dal Ciad.

    Un approccio tecnico per la prima volta in quella zona, che tenta di affrontare in maniera scientifica l’annoso problema della mancanza d’acqua.
    Sarà poi compito dell’ingegnere Idraulico ricavare questi dati per realizzare invasi con dighe (barrage) costruite a mano dalla popolazione.
    Un progetto di ampio respiro proiettato nel futuro.
    L’attesa e le speranze di quella gente è palpabile, perché ne va della loro sopravvivenza, del loro futuro.

    Mosè Pagnin

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  • “Gli attacchi di uccelli granivori e delle cavallette hanno distrutti i raccolti in molti villaggi.

    Ci aspetta una stagione difficile. Per questo ovunque possibile scaviamo pozzi e installiamo recinti metallici che permettano alle donne di coltivare gli orti.
    Le donne che vedete in queste immagini non avevano mai visto l’acqua sgorgare dalle loro terre riarse e non avevano mai coltivato un orticello.
    Avessi i soldi, potrei scavare pozzi e porre recinti a migliaia per gli orti delle donne di tutta la regione, che mi supplicano.
    Per preparare le nuove generazioni a lottare contro il deserto, nella chiesa di Baro, ai bambini più piccoli viene affidato un alberello da innaffiare e proteggere.”
    Questo grido di aiuto viene da p. Franco Martellozzo che continua ad affrontare le continue emergenze.
    Una terra difficile, desolata, ma dove la gente lotta compatta per la sopravvivenza.
    Diventa sempre più vitale trovare l’acqua, ma trovare l’acqua non è semplice.
    Occorre un esame scientifico che analizzi tutti i fattori atti a creare riserve d’acqua che alimentino i pozzi.

    Per fare uno studio in loco con tecniche moderne allo scopo di  “Stilare un progetto esecutivo che comprenda aspetti cartografici, dimensionamento puntuale delle opere e definire l’ubicazione delle nuove opere”, partiranno il 18 febbraio Giorgio Gagliardi architetto topografo, e Andrea Scumà geometra.
    Saranno coordinati dai geologi Luca Comitti ingegnere idraulico, presidente, e Cristiano Mastella, geologo, consigliere dell’ Associazione Ingegneri volontari ONLUS ” di Verona responsabili del progetto “…supportare tecnicamente la missione per l’approvvigionamento idrico…”.
    Una importante iniziativa attesa con comprensibile ansia e speranza dalla popolazione del Sahel per un concreto contributo ad affrontare e risolvere l’annoso problema dell’acqua.
    Son in partenza anche Antonietta Baù di Bassano e Pierino Milani di Camposampiero per visitare le scuole e prendere contatti per il loro sviluppo.
    Grazie ai volontari, grazie a chi non è insensibile al grido di aiuto.
    Mosè Pagnin

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  • Per l’Africa è questo il grande problema, un obiettivo che sembra difficile da raggiungere, ma che affrontato nella sua complessità può trovare una soluzione.
    Trovandosi immerso in quella realtà che gli ha consentito una profonda conoscenza del territorio e dei suoi problemi, p. Franco Martellozzo ha saputo individuare la soluzione concreta per aiutare quella gente: fornire loro aratri a trazione animale.
    Una scelta difficile da capire per noi che viviamo in una società ad alta meccanizzazione, ma che in quel contesto è stata vincente. Infatti i trattori forniti dal governo non hanno avuto successo a causa della mancanza di assistenza tecnica e di ricambi, che in quelle regioni è un ostacolo insormontabile, e perché distruggevano l’humus.
    Il raddoppio della produzione agricola, raggiunta col suo intervento, gli ha dato ragione.
    E il progetto avviato nel 2018 vede una crescente domanda da parte degli agricoltori. Ad oggi consegnati più di 4.000 aratri e appena rientrato in Ciad p. Franco ha avviato la produzione di altri  200, con il coinvolgimento di nuovi artigiani in loco formati da fratel Pietro Rusconi. E questo grazie al supporto di volontari in Italia, e al sostentamento da parte di Caritas Antoniana e di Fraternità Missionaria.
    Un concerto di amici volontari che aiutano a realizzare un progetto dallo scarso appeal emotivo per noi europei, ma dal grande impatto sociale in quelle terre.
     E’ un concreto aiuto a quelle popolazioni per aiutarle a raggiungere l’autosufficienza alimentare, a trasformare la loro terra in un posto dove restare e dove crearsi un futuro, unica alternativa alla fuga.
    Mosè Pagnin

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  • “La fotografia riprende l’intervento di chirurgia ginecologica eseguito con tecnica mininvasiva. Una tecnica che comporta un trauma chirurgico inferiore a quello tradizionale, con tempi postoperatori meglio tollerati, soprattutto per quanto attiene ai dolori e ai tempi di degenza. L’equipe guidata dal dott. Daniel Izuba ha raggiunto il ragguardevole traguardo della chirurgia attuale. I continui aggiornamenti e i master ai quali partecipa gli permettono di allinearsi alle tecniche chirurgiche avanzate con meritevoli risultati.”
    E’ quanto ci riporta il dott. Francesco Meduri che, dopo aver organizzato le sale operatorie, da chirurgo continua a monitorare con attenzione l’evolversi delle tecniche operatorie nell’Ospedale di Nyahururu.
    Stupefacente constatare come l’Ospedale sia ora una realtà ben organizzata, con risultati eccezionali e in costante crescita. Dalla realizzazione dei primi ambulatori nel 2012 si è arrivati ora alla realtà di 2 sale operatorie, di nuovi reparti di specialità, di numeri di ricoveri e prestazioni ambulatoriali sorprendentemente alti, come risulta dai vari report e da quanto riportato nel sito dell’Ospedale.
    ”Con 3 infermieri, 1 tecnico di laboratorio, 2 persone di supporto e un autista all’inizio, ora la nostra capacità di risorse umane è cresciuta fino a circa 200 dipendenti. Nel 2022 l’Ospedale registra 68.638 visite ambulatoriali, 3.229 ricoveri, 1.232 interventi chirurgici, 905 parti” recita il report.
     “Riempire gli spazi vuoti di un Ospedale è stata un’impresa titanica che sembrava impensabile per una piccola associazione come la nostra, ma l’averla realizzata ci riempie di orgoglio” dice il Presidente Sergio Mirandola, che ha coordinato e organizzato l’allestimento dell’Ospedale.
    E tutto è stato realizzato seguendo le indicazioni del dott. Meduri che per più anni si è recato in loco, dalle forniture di attrezzature mediche, di attrezzature per operazioni chirurgiche, di apparecchiature di imaging, di  materiale ospedaliero vario fino a quello alberghiero, di servizi e logistica.
    Uno sviluppo e un progresso continuo nei servizi e nella qualità che pone l’Ospedale in una posizione di prestigio e di alta affidabilità: è classificato a livello 4 dal servizio sanitario del Kenya e principale fornitore di assistenza sanitaria nella regione.
    L’impegno continua con l’invio di nuovi dispositivi medicali: è in partenza in questi giorni un colonscopio-gastroscopio che si aggiunge alle altre attrezzature fornite nel corso degli anni.
    E tutto questo Grazie al tuo aiuto, ma molto resta ancora da fare. Sostieni il nostro impegno.
    Mosè Pagnin

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  • Aiutare le giovani donne non scolarizzate a raggiungere l’emancipazione, a conoscere i propri diritti e doveri, oltre ad acquisire competenze utili al proprio sostentamento quotidiano: questo l’obiettivo del progetto “foyer des fammes et des filles” del vicariato di Lagon diocesi di Pala-Ciad, in un territorio che comprende 60 villaggi per più di 100.000 abitanti.
    Dopo il primo anno 2019-20 che ha visto la partecipazione di una trentina di donne, il numero è cresciuto rapidamente negli anni successivi.
    “Il 2022-23 è stato l’anno della svolta per il nostro centro”, dice p. Benoit.
    Grazie all’associazione “Insieme si può” di Belluno si è potuto realizzare una struttura per ospitare i corsi e le attività si sono moltiplicate fino a raggiungere circa 400 partecipanti.
    E’ sorto così il problema dove alloggiare le ragazze dei villaggi vicini.
    Grazie all’aiuto di Fraternità Missionaria di 12.450 euro è stato possibile costruire due dormitori, oltre al pozzo già realizzato con la donazione di 4.030 euro della signora F.P. di Cadoneghe.
    Visto la grande partecipazione, l’obiettivo per il 2023-24 è di intensificare i vari corsi: di cucito, di alfabetizzazione, di orto, sulla trasformazione dei prodotti locali di puericoltura, di igiene famigliare, di economia domestica, sui diritti e doveri delle donne, di pronto soccorso e infine il corso triennale per infermieri.
    L’impegno continua. “chi educa un bambino educa un uomo, chi educa una bambina educa un popolo”.
    Don Benoit Lovati, responsabile del progetto, sarà tra noilunedì 2 ottobre ore 21.00 nel salone del centro parrocchiale, per incontrare e ringraziare i soci.
    Ti aspettiamo.

    Mosè Pagnin

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  • Nei miei viaggi all’Ospedale di Nyahururu ho incontrato Suor Jane che accoglie nel suo “ausilium ogni forma di sofferenza umana, rappresentata dalle malattie più devastanti come l’AIDS, alle privazioni più essenziali, come la fame e la solitudine dei bambini abbandonati a sé stessi per le strade. 
    Una cruda realtà, che ti penetra nell’animo e che non ti abbandona.
    Ma alla miseria e alla disperazione non c’è mai fine.
    Non manca l’abominevole violenza domestica che ha portato una ragazzina adolescente a subire la violenza paterna e a portare in grembo un figlio, che avrebbe voluto in altre desiderate realtà.  Bambino che ha accettato e che porterà in grembo e darà alla luce.
    Anche per lei braccia aperte da suor Jane. Anche per lei suor Jane chiede aiuto.
    La nostra vicinanza non mancherà. Aiutaci anche tu, aiuta queste adolescenti ad avere una speranza di futuro.
    Francesco Meduri

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