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  • Di ritorno dall’ultimo dei suoi viaggi in Ciad, Antonietta Baù ci racconta una realtà che ci sorprende e ci fa riflettere.  Ecco un breve estratto delle sue impressioni:
    “Gli orti, i pozzi, le scuole, l’alfabetizzazione degli adulti: tutto questo e tanto altro ho nella mente e nel cuore, al ritorno dal breve viaggio nella diocesi di Mongo dove p. Franco sta realizzando questi progetti.
    Un cantiere continuo, un’evoluzione dei progetti che di giorno in giorno, allargano l’orizzonte ed aggiungono tasselli nella costruzione di comunità laboriose e solidali.
    Mi ha colpito vedere l’entusiasmo, la caparbietà e la fatica delle donne che si recano al mattino presto, facendo km di strada, negli orti per curare gli ortaggi, preparare il terreno per nuove semine e dare acqua.
    Ma per loro è solo l’inizio della giornata. In seguito vanno a legna, mandano i bimbi a scuola e preparano i pasti.  E si incontrano regolarmente in gruppo per la valutazione del lavoro degli orti comunitari, provvedere alla vendita al mercato dei prodotti e all’acquisto degli strumenti di lavoro.
    Con i loro modesti guadagni riescono a pagare la scuola per i figli, migliorare l’alimentazione e pagare i farmaci.
    Ma non è finita.  Si sono organizzate per andare a scuola di sera, per imparare a leggere e scrivere, consapevoli del loro ruolo nella società.
    Donne coraggiose, degne della massima stima e considerazione. Un esempio per noi.”

    M.P.

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  • Realizzare invasi con riserve d’acqua per alimentare i pozzi che p. Franco cerca disperatamente di costruire: questo il progetto per affrontare alla radice il problema dell’acqua in Ciad.

    “Abbiamo eseguito i rilievi topografici in un paio di zone a sud di Baro. Dei “barrage” esistenti abbiamo eseguito un rilievo di dettaglio, così da poter fare un progetto di recupero ed eventuale ampliamento.
    Abbiamo rilevato i corsi d’acqua che portano ai “barrage” esistenti, così da poter elaborare al meglio i calcoli idraulici di portata.”
    si legge nel report di Giorgio Gagliardi, architetto geologo, e Andrea Scumà, geometra, appena rientrati dal Ciad.

    Un approccio tecnico per la prima volta in quella zona, che tenta di affrontare in maniera scientifica l’annoso problema della mancanza d’acqua.
    Sarà poi compito dell’ingegnere Idraulico ricavare questi dati per realizzare invasi con dighe (barrage) costruite a mano dalla popolazione.
    Un progetto di ampio respiro proiettato nel futuro.
    L’attesa e le speranze di quella gente è palpabile, perché ne va della loro sopravvivenza, del loro futuro.

    Mosè Pagnin

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  • Come può un Paese povero come il Ciad accogliere migliaia di rifugiati? E come rispondere alle loro primarie necessità?
    In Sudan vi è una guerra dimenticata dai media occidentali, ma dalle conseguenze catastrofiche con migliaia di morti e più di un milione di rifugiati, dei quali 700.000 nel vicariato di Mongo: qui ancora una volta troviamo p. Martellozzo in prima linea.
    “Siamo presenti nei campi profughi secondo il metodo che abbiamo usato con le popolazioni del nostro vicariato: dopo un intervento immediato, cerchiamo di creare una base economica che permetta alle famiglie di diventare autosufficienti.
    Il modo migliore è quello di creare orti: basta fornire loro l’acqua procedendo allo scavo di pozzi, fornire le sementi e utensili. Le donne, fanno rifiorire il luogo deserto con legumi di vario tipo”
    dice p. Franco.

    Una ricetta semplice, ma fondamentale per chi non ha niente e lotta per la sopravvivenza.
    Ancora una volta l’acqua si è rivelata essenziale e questo messaggio ci aiuta a comprendere quanto sia importante aiutare quelle popolazioni a risolvere il problema dell’acqua.
    Vedere un paese povero che aiuta altri poveri sfortunati, è un grande insegnamento per noi.

    Mosè Pagnin

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  • Un importante briefing si è tenuto sabato 10 in vista della partenza dei 4 volontari per il Ciad.
    Un briefing online che ha visto dialogare e confrontarsi volontari provenienti da ogni dove che aiutano p. Franco Martellozzo.
    Vari temi sono stati trattati per ottimizzare al massimo la mission dei volontari che verificheranno in loco lo stato e le problematiche dei vari progetti e ne studieranno le soluzioni e i costi per realizzarli.
    Acqua, dighe, aratri, Banche dei Cereali, orti, scuole, sanità: Un vasto programma, un grande impegno per tutti.
    Ha visto così riuniti  Dorrit van Dalen docente universitaria collegata dall’Olanda, Indri Olivos dal Cile, insegnante, responsabile delle Scuole Materne della regione di Mongo,  Antonietta Baù di Bassano, insegnante, che opera per conto della F.I.S.M., l’ing Giacinto dal Pan di Brescia, per il progetto aratri, l’ing. Luca Comitti di Verona per il progetto acqua e dighe, l’ing. Paolo Pascale di Bologna per il progetto Banche Cereali, Silvio Tessari, ex operatore Caritas Italiana in Africa e Medio Oriente con la moglie Loredana, responsabile del coordinamento dei volontari di p. Franco, il prof. Domenico Bottecchia, per i Centri Salute, il dott. Mosè Pagnin per Fraternità Missionaria, p. Franco dal Ciad per uno stretto contatto con i suoi amici, e infine le sorelle Anna e Angela che affiancano p. Franco nel suo impegno.
    Un grande incontro per un lavoro di squadra tra quanti aiutano Franco a realizzare i suoi molteplici progetti.
    Mosè Pagnin

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  • Togliere i ragazzi dalla strada e farne degli agricoltori è un’impresa non facile in Ciad.

    I figli di genitori poveri che frequentano le scuole coraniche sono costretti, per antica tradizione, a mendicare per pagare la scuola: si vedono così gruppetti di bambini e ragazzi con una ciotola per raccogliere gli avanzi dei pasti o qualche monetina.
    “La vita di questi ragazzi è infernale: fame, intemperie, malattie e botte se tornano a ciotola vuota. Alla fine del curriculum di formazione avranno imparato il Corano a memoria, ma null’altro, e saranno vittime degli integralisti che fomentano i movimenti armati estremisti”, ci descrive p. Franco Martellozzo.
    Trasformare le scuole coraniche in centri agricoli moderni e produttivi in modo da raggiungere l’autonomia alimentare e togliere i giovani dalla strada: questo l’obiettivo di p. Franco.
    In tre di queste scuole hanno è stato raggiunto l’obiettivo: grazie alla formazione e all’uso della trazione animale, 150 alunni sono diventati bravi agricoltori fino a raggiungere l’autosufficienza alimentare.

    “Alla fine del curriculum di studi, questi ragazzi saranno capaci di diffondere in altri villaggi le tecniche apprese. Non saranno dei parassiti e non cadranno nella trappola degli estremisti armati”, continua p. Franco, che in mezzo a mille difficoltà legate all’indigenza e alle antiche tradizioni, realizza progetti per l’emancipazione di quelle genti e per dare un futuro ai giovani.
    Ma ha bisogno anche del nostro sostegno concreto.
    Mosè Pagnin

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  • Riceviamo e vi proponiamo una testimonianza che fa riflettere. Ecco uno stralcio.
    “CAMMINARE CON I POVERI”  
    di Sabrina Atturo, coordinatrice progetti MAGIS
    “E’ un anno e mezzo che sono stata travolta da una nuova incredibile avventura in Ciad per la gestione di progetti. Sono mesi che ho la possibilità di immergermi concretamente nella realtà di un paese estremamente povero, uno degli ultimi nell’Indice di Sviluppo Umano.
    Ogni volta che parto, ogni giorno che vivo in Ciad mi confronto con le mie fragilità, le mie paure, i miei limiti, ma in questo sentirmi piccola e fragile emerge tutta la grazia dei tanti compagni di viaggio.
    Mi sento una creatura limitata e questo mi aiuta ad ascoltare ed accogliere l’altro nelle sue differenze, le sue gioie e le sue debolezze.

    Ma vi ricordo i miei compagni di cammino, i tanti “poveri” come me incontrati. sparsi per il mondo:
    I gesuiti missionari italiani che vivono in Ciad: padre Franco Martellozzo, Padre Angelo Gherardi, Padre Corrado Corti, colonne portanti per le opere che hanno realizzato.  L’ascolto del loro vissuto ti fa sentire piccola.
    i gesuiti in loco, ciadiani e camerunesi,
    i beneficiari del progetto, tecnici di laboratorio, professori, costruttori, elettricisti, guardiani, pazienti,
    i benefattori nei confronti dei quali mi sento profondamente responsabile perché ogni goccia di bene, anche la più piccola, chiede di portare frutto.
    Un’esperienza che definirei “straordinaria” accompagnata da un vissuto ordinario. “


     

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  • Su “Avvenire”del 6 ottobre “focus” sui progetti realizzati da p. Franco Martellozzo: dalla sanità, all’acqua potabile, alle scuole, all’ambiente, alla formazione agricola, alla formazione sociopolitica.  Un’intervista a tutto campo.
    ———————
    Pbblichiamo uno stralcio.

    “Quando si genera vita buona per gli altri e ci si prodiga per il felice compimento della loro esistenza il mondo cambia e diventa una casa più giusta in cui è bello per tutti abitare. Ne è felice esempio quanto accade in Ciad.
    Quì, nella città di Mongo e nella vasta regione circostante, tra il Sahel e il Sahara, migliaia di persone hanno cominciato a vivere dignitosamente e a guardare al futuro con serenità,..
    Qui vive padre Franco Martellozzo, che ha offerto e continua a offrire questa dedizione con generosità. Gesuita, 83 anni, di cui 58 trascorsi nel Paese africano,….
    La maggior parte della popolazione professa la fede islamica; i Cristiani (cattolici e protestanti) sono circa il 3%.
    ………«Il principio che ha sempre guidato la mia opera e nel quale credo convintamente è prendere in mano e cercare di risolvere tutti i problemi che affliggono una popolazione…», osserva padre Franco.
    …..E pensando ai problemi dell’Africa, aggiunge: «Sono convinto che, rafforzando il proprio impegno, la Chiesa di questo continente, che è l’istituzione più radicata e stabile fra quelle presenti, possa autorevolmente guidare l’attuazione di un modello di sviluppo sostenibile e integrale, capace di prendersi davvero cura di ogni essere umano». “
    ——————–
    P. Franco, appena ritornato in Ciad dopo un breve soggiorno in Italia ci scrive  ” Ho ripreso gagliardamente le attività e vi terrò al corrente…. vi ringrazio tutti di cuore per la vostra amicizia calorosa che mi aiuta ad affrontare con coraggio le nuove avventure.
    Con affetto e riconoscenza.”
    Scarica l’intero  articolo Avvenire 6 ottobre    
    Sostieni anche tu i progetti di p. Franco con il tuo dono.  

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  • L’autosufficienza alimentare della popolazione del Ciad è il vero traguardo da perseguire: “solo così si potrà superare l’assistenzialismo” dice p. Franco.
    Dopo aver eliminato l’influenza nefasta sugli agricoltori da parte degli strozzini con il successo delle banche dei cereali, ben 400 con 40.000 capi famiglia aderenti, ora p. Franco punta a continuare la fornitura di aratri ed erpici a trazione animale, che si sono dimostrati i più adatti per non distruggere l’humus.
    Il progetto comprende anche la formazione agraria dei contadini e la formazione di fabbri, già 6 finora, per la loro costruzione e manutenzione.

    L’appello è stato accolto da Fraternità Missionaria e Mano Amica con la decisione di finanziare con un importo di euro 10.000 cad., la fornitura di 800 aratri, integrando quanto spendono i contadini per il loro acquisto.
    Un progetto avviato nel 2018, ma che ora deve soddisfare una richiesta crescente da parte degli agricoltori che hanno visto il netto miglioramento della produttività.
    “Se i contadini hanno il loro aratro, possono finalmente contare sull’autonomia alimentare e superare anche le difficoltà derivanti dalla crisi politica che sta trascinando il Ciad sull’orlo di una guerra civile” dice p. Franco nel corso di una videoconferenza con i Presidenti delle due associazioni.
    E il grazie di p. Franco va a quanti hanno dimostrato questa sensibilità, consigli direttivi e soci, fornendo un concreto aiuto.

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