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  • Non solo una cena, ma un incontro tra amici che condividono gli stessi principi di solidarietà.
    E’ stata un’occasione per ricordare il nostro impegno e ringraziare i volontari che si sono adoperati per realizzare progetti.

    Un grazie corale è stato dato da tutti i presenti ai responsabili del progetto Ospedale di Nyahururu, all’ing. Sergio Mirandola, presidente, al dott. Francesco Meduri, al geom. Giacomino Padoan, progettista e direttore lavori, al dott. Leopoldo Costa, al tecnico Fernando Schiavon , che hanno dedicato tempo prezioso, impegno, competenza e professionalità, nel realizzare questo grande progetto.

    Come è nato e come è ora l’Ospedale: puoi vederlo qui.

    Si è sottolineato  anche il grande impegno di p. Franco Martellozzo, ripreso in una intervista sul TG di Tv2000 trasmessa in una giornata e in un momento di massimo ascolto, sui numerosi progetti da lui realizzati.
    Da 61 anni in Ciad, p. Franco ha lasciato un segno tangibile del suo impegno e creato le premesse perché questi progetti, tesi a dare un futuro a quella gente nella loro terra, possano essere duraturi.
    Tutto questa grande attività e i suoi risultati hanno attirato l’attenzione e l’interesse dei media italiani e d’oltralpe.

    Infine Il Presidente ha consegnato a Giorgio Ferro un attestato di riconoscenza, per l’impegno dedicato alla realizzazione dei dispositivi per la produzione di varechina, utilizzata per potabilizzare l’acqua, sanificare alimenti e ambienti, in quei territori.
    Uno strumento che ha contribuito a salvare migliaia di persone dal colera a Mongo, come riferito dalla massima autorità civile.
    Un dispositivo costruito in 247 unità e distribuito in 25 Paesi.

    Grazie agli interventi del Sindaco Marco Schiesaro e del vicesindaco e assessore al sociale Sara Ranzato che hanno sottolineato la loro vicinanza al nostro impegno di solidarietà.

    Puoi vedere e scaricare le foto della serata a questo link :
    Foto cena F.M. 2025 – Google Drive

    Mosè Pagnin

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  • Il video intitolato “L’acqua è vita” realizzato dalla Caritas di Mongo, inviatoci da p. Franco, ci mostra nella sua cruda realtà i problemi connessi all’acqua in quella zona.
    Il titolo di questo video esprime e riassume quanto racconta con le immagini: la drammaticità di quella situazione, la lotta e l’impegno di tutta la comunità per cercare l’acqua, conservarla, utilizzarla nel quotidiano, perché l’acqua è vita.
     Un video tutto da guardare, che ci fa meditare e ammirare come p. Franco affronta i problemi da 60 anni. 

    L’originale del video è con voce narrante fuori campo in francese con sottotitoli in francese (di youtube). In considerazione del valore del video, riteniamo utile offrire l’opportunità di vederlo con i sottotitoli in italiano. I sottotitoli sono del traduttore automatico di youtube, per cui vi è qualche imperfezione, comunque trascurabile. La voce narrante è sostituita con della musica.

    Mosè Pagnin

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  • “LA GRANDE VISIONE
    “, così chiama p. Franco il suo progetto, non visionario, ma concreto, per far sì che le attività avviate possano durare in modo continuativo per dare un futuro alle popolazioni del Ciad.
    Nasce così l’idea di creare un a struttura, “Caritas Mongo”, con un Consiglio Direttivo formato da Ciadiani, provenienti dalle varie parrocchie di Mongo, con il preciso scopo di esaminare, proporre e verificare l’attuazione di progetti, condividendo le decisioni con le associazioni partner.
    Una struttura che si prefigge di gestire non un mero sussidio economico-finanziario proveniente da varie associazioni o ONG, fine a se stesso, i cui effetti si estinguono al cessare dell’aiuto, ma una struttura deputata a gestire la fornitura di strumenti e mezzi che i vari partner possono fornire, per realizzare i progetti.
    Responsabilizzazione e coinvolgimento degli stessi attori ciadiani quindi, che non saranno soggetti passivi, ma dovranno  gestire in proprio i grandi progetti, “affinché li sentano come propri e se ne assumano la responsabilità a lungo termine”, dice p. Franco.
    Una impostazione già creata da p. Franco e che ora vuole istituzionalizzare su vasta scala, con l’obiettivo di fare uscire le popolazioni locali  dalla situazione di mero assistenzialismo, ma coinvolgerle nella costruzione del proprio futuro.
    Una visione che viene da una vita di esperienza di p. Franco, che nel corso degli anni ha saputo realizzare grandi progetti valorizzando il supporto di collaboratori locali
    Ad oggi la federazione delle Banche di Cereali, che ne conta 354, e provvede alla costruzione di pozzi, alla realizzazione di piccole dighe , alla costruzione in 4 laboratori di aratri ed erpici, all’assistenza agli apicoltori, alla gestione di 3 dispensari, al coinvolgimento di un migliaio di bambini all’ecologia, alla gestione dell’orto botanico, all’aiuto ai rifugiati sudanesi.
    “Tutte queste opere hanno creato un bellissimo clima di amicizia con le popolazioni musulmane che rappresentano il 97 per cento della popolazione, considerano la Chiesa cattolica come la migliore amica del popolo.” sottolinea p. Franco.
    Mosè Pagnin

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    Quale modo migliore perché non vada disperso nel tempo il ricordo di una persona cara se non quello di offrire un concreto aiuto a tanti bambini sfortunati, per dare loro una speranza di vita, di un futuro migliore?
    L’acqua pura, simbolo di vita, per far vivere chi non c’è più: la loro memoria continua nei sorrisi dei bambini che quell’acqua ha contribuito a salvare dalla malnutrizione.
    Così ha voluto Roberto Bonetti per ricordare i genitori e il cognato. Così ha voluto AnnaMaria Quaini per ricordare il papà e il marito.
    Un pozzo, il memoriale per ricordare chi non c’è più.
    Le preghiere di p. Franco Martellozzo che affronta quotidianamente quella realtà, non sono rimaste inascoltate.
    Dona anche tu per un pozzo, per l’acqua, per la vita.
    Mosè Pagnin

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  • Cos’altro meglio di un pozzo, scelto come simbolo del memoriale inaugurato il 4 maggio, poteva essere il simbolo di vita, per tutti, ma specialmente per quell’Africa povera che tanto ha attirato Dario, e lo ha spinto a “dare una mano” per realizzare i progetti del suo amico p. Franco, che tutt’ora lotta per dare una speranza di futuro a quella popolazione.

    “Il Ciad, Paese povero che si trova al 187° posto su un totale di 188 Paesi nell’indice di sviluppo umano delle nazioni Unite, ed è in questa regione, con la popolazione al 95% mussulmana, che p. Franco continua con caparbietà e tenacia a realizzare tutti quei progetti che concorrano a migliorare le condizioni di vita, ad aiutare quelle popolazioni a crearsi un futuro nella loro terra, unica via per evitare la fuga.
    Le Banche dei Cerali, struttura ideata e realizzata da p. Franco Martellozzo, nel 2023 hanno raggiunto quota 354, portando benefici tali da attirare l’attenzione dei media internazionali, perché hanno liberato gli agricoltori dagli usurai e beneficiato 354.000 persone.
    Ma rimane l’acqua il principale obiettivo, con la creazione di pozzi, con la costruzione di dighette atte a creare riserve d’acqua per alimentare i pozzi e ridurre l’erosione del terreno.
    Si sta cercando ora con l’aiuto di esperti volontari italiani di individuare le aree adatte per creare invasi.
    Con l’acqua cresce il numero degli orti comunitari, nuova fonte di reddito, grazie a una domanda di prodotti orticoli in rapida crescita.
    Altro grande progetto è il miglioramento della produzione agricola, mediante la fornitura di aratri e seminatrici costruite con l’aiuto di volontari italiani, e con il finanziamento anche di Fraternità Missionaria.
    Obiettivo che va di pari passo con la formazione degli agricoltori sulle tecniche agricole.
    Infine il rimboschimento, con la sensibilizzazione delle giovani generazioni, con la premiazione dei più diligenti.
    Un impegno a tutto campo da parte di p. Franco che richiede un coinvolgimento e un sostegno costante e fattivo da parte di tutti noi. 
    Realizzare in quei Paesi condizioni di vita degna di essere vissuta, creare loro una via di sviluppo, salvare tanti bambini dalla malnutrizione, è un obiettivo che possiamo raggiungere.
    Aiutaci anche tu: insieme possiamo farcela.
    Mosè Pagnin

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  • “Gli attacchi di uccelli granivori e delle cavallette hanno distrutti i raccolti in molti villaggi.

    Ci aspetta una stagione difficile. Per questo ovunque possibile scaviamo pozzi e installiamo recinti metallici che permettano alle donne di coltivare gli orti.
    Le donne che vedete in queste immagini non avevano mai visto l’acqua sgorgare dalle loro terre riarse e non avevano mai coltivato un orticello.
    Avessi i soldi, potrei scavare pozzi e porre recinti a migliaia per gli orti delle donne di tutta la regione, che mi supplicano.
    Per preparare le nuove generazioni a lottare contro il deserto, nella chiesa di Baro, ai bambini più piccoli viene affidato un alberello da innaffiare e proteggere.”
    Questo grido di aiuto viene da p. Franco Martellozzo che continua ad affrontare le continue emergenze.
    Una terra difficile, desolata, ma dove la gente lotta compatta per la sopravvivenza.
    Diventa sempre più vitale trovare l’acqua, ma trovare l’acqua non è semplice.
    Occorre un esame scientifico che analizzi tutti i fattori atti a creare riserve d’acqua che alimentino i pozzi.

    Per fare uno studio in loco con tecniche moderne allo scopo di  “Stilare un progetto esecutivo che comprenda aspetti cartografici, dimensionamento puntuale delle opere e definire l’ubicazione delle nuove opere”, partiranno il 18 febbraio Giorgio Gagliardi architetto topografo, e Andrea Scumà geometra.
    Saranno coordinati dai geologi Luca Comitti ingegnere idraulico, presidente, e Cristiano Mastella, geologo, consigliere dell’ Associazione Ingegneri volontari ONLUS ” di Verona responsabili del progetto “…supportare tecnicamente la missione per l’approvvigionamento idrico…”.
    Una importante iniziativa attesa con comprensibile ansia e speranza dalla popolazione del Sahel per un concreto contributo ad affrontare e risolvere l’annoso problema dell’acqua.
    Son in partenza anche Antonietta Baù di Bassano e Pierino Milani di Camposampiero per visitare le scuole e prendere contatti per il loro sviluppo.
    Grazie ai volontari, grazie a chi non è insensibile al grido di aiuto.
    Mosè Pagnin

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  • Si è appena concluso un anno intenso e ricco di interventi, in aiuto ai progetti che i missionari con fatica realizzano, lottando in prima linea tra inimmaginabili difficoltà.

    Dall’aiuto a salvare dalla sottomissione le giovani donne del Ciad, vittime di matrimoni combinati e gravidanze precoci, al sostegno a suor Jane in Kenya che ospita bambini afflitti da malnutrizione, all’aiuto a sorella Gabriella Lorenzi che in Camerun aiuta le famiglie più indigenti, fino a p. Martellozzo che in Ciad sta realizzando grandi progetti, dall’acqua, alle attrezzature agricole, alle banche dei cereali, alle scuole, per aiutare quella popolazione ad uscire dallo stato di sottosviluppo e raggiungere l’autosufficienza.
    A Nyahururu in Kenya, l’Ospedale è ora ben organizzato ed è diventato un punto di riferimento importante e indispensabile per la regione. Ma le necessità di un Ospedale non finiscono mai, e per questo è continuato il nostro impegno con l’invio di nuove attrezzature medicali di diagnostica per immagini.
    Non poteva mancare un aiuto anche ai bambini dell’India nella zona di don Vimal, per assicurare loro l’istruzione e un futuro, a don Rossignolo e a p. Breda per i loro ragazzi in Thailandia e in Tanzania.
    Sono stati tanti gli EVENTI che ci hanno visto protagonisti: dalla cena solidale, grazie alla collaborazione con gli addetti alla sagra, all’incontro tra p. Martellozzo e i volontari provenienti da varie parti d’Italia e dalla Francia, realizzato al fine di coordinarne gli interventi, al concerto lirico di beneficenza per un pozzo in Ciad. Infine l’incontro-dialogo tra cinque missionari, che si è sviluppato in un dibattito illuminante per i presenti.
    Un anno che ci ha visto sempre attenti ad aiutare i più deboli.  Sarebbe bello che senza nascondere i problemi, le nostre deboli forze, i nostri difetti, riuscissimo a gioire e raccontare con orgoglio quanto di buono è stato fatto e ciò che possiamo offrire.
    Mosè Pagnin

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  • Per l’Africa è questo il grande problema, un obiettivo che sembra difficile da raggiungere, ma che affrontato nella sua complessità può trovare una soluzione.
    Trovandosi immerso in quella realtà che gli ha consentito una profonda conoscenza del territorio e dei suoi problemi, p. Franco Martellozzo ha saputo individuare la soluzione concreta per aiutare quella gente: fornire loro aratri a trazione animale.
    Una scelta difficile da capire per noi che viviamo in una società ad alta meccanizzazione, ma che in quel contesto è stata vincente. Infatti i trattori forniti dal governo non hanno avuto successo a causa della mancanza di assistenza tecnica e di ricambi, che in quelle regioni è un ostacolo insormontabile, e perché distruggevano l’humus.
    Il raddoppio della produzione agricola, raggiunta col suo intervento, gli ha dato ragione.
    E il progetto avviato nel 2018 vede una crescente domanda da parte degli agricoltori. Ad oggi consegnati più di 4.000 aratri e appena rientrato in Ciad p. Franco ha avviato la produzione di altri  200, con il coinvolgimento di nuovi artigiani in loco formati da fratel Pietro Rusconi. E questo grazie al supporto di volontari in Italia, e al sostentamento da parte di Caritas Antoniana e di Fraternità Missionaria.
    Un concerto di amici volontari che aiutano a realizzare un progetto dallo scarso appeal emotivo per noi europei, ma dal grande impatto sociale in quelle terre.
     E’ un concreto aiuto a quelle popolazioni per aiutarle a raggiungere l’autosufficienza alimentare, a trasformare la loro terra in un posto dove restare e dove crearsi un futuro, unica alternativa alla fuga.
    Mosè Pagnin

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