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  • Il dott. Francesco Meduri durante la sua ultima missione a Nyahururu è stato profondamente colpito dall’impegno che le “Piccole figlie di S. Giuseppe”, profondono nell’aiutare i ragazzi di strada, orfani, vittime di abusi e crudeltà, ospiti del loro orfanatrofio.
    Grazie a questo incontro con il nostro volontario, la nostra associazione non poteva restare insensibile al grido di aiuto.
    E il ringraziamento che le suore ci hanno inviato per il nostro modesto aiuto, ci commuove per la sua semplicità e genuinità.
    Siamo noi a dire GRAZIE a queste suore che profondono il loro impegno a soccorrere i ragazzi in difficoltà e cercare di dare loro una prospettiva di futuro.
    “…abbiamo già ricevuto i soldi e stiamo acquistando macchine da cucire da utilizzare presso il nostro istituto.. Noi insieme ai bambini della Baldo Children’s Home siamo molto felici e vi auguriamo la benedizione di Dio in tutto quello che fate.
    Suor Hellen Apiyo (Baldo children’s home administrator)”

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  • di Sabrina Atturo coordinatrice progetti MAGIS
    Tornare in Ciad dopo il periodo del Covid-19 che ha segnato la vita di tutti noi, vedere di nuovo gli aeroporti che ricominciano a vivere con le persone che viaggiano, i negozi aperti dona un senso di speranza profonda dopo un periodo brutto quasi alle spalle, la vita che pian piano riprende il suo corso e che, spero ci trovi migliorati nel profondo.
    Quando, agli inizi del 2020, il Covid-19 ha iniziato a sconvolgere le nostre vite in Italia e in Europa, il pensiero del MAGIS è andato subito ai nostri partner nel Sud del mondo.
    Il loro sistema sanitario non avrebbe retto di fronte alla pandemia. Ci siamo subito mobilitati senza riuscire però a fare molto a causa della chiusura delle frontiere in tutto il mondo. Arrivavano richieste giornaliere di dispositivi, di farmaci, di attrezzature per affrontare l’emergenza, ma anche la nostra Europa era presa dall’emergenza e non c’era disponibilità di materiale da inviare all’estero. Giorni di rabbia e sconforto hanno segnato il mondo della cooperazione.

    Verso la fine del mese di maggio, le frontiere si sono pian piano riaperte e, a fronte di una minore pressione sui nostri ospedale e di un aumento della produzione delle attrezzature e dei dispositivi a livello mondiale, siamo riusciti a inviare i primi aiuti. La gioia più grande?  Poter inviare in Ciad, con una valigia diplomatica, il primo alcolometro per permettere all’ospedale di produrre soluzioni detergenti per il personale sanitario! Poca cosa, ne sono consapevole, ma dopo tre mesi di blocco totale vi assicuro che l’entusiasmo per l’alcolometro ha donato nuovo slancio e linfa vitale, un primo timido segno che la pressione Covid-19 si stava allentando sull’Europa e potevamo riprendere con slancio il nostro impegno missionario.
    Da lì a qualche mese abbiamo spedito tutti le apparecchiature utili a realizzare un laboratoriale molecolare Covid-19, il Laboratorio di Grandi Epidemie Tropicali presso il Complesso Universitario-Ospedaliero Le Bon Samaritain a N’Djamena gestito dai padri gesuiti.
    Un progetto gestito direttamente dal MAGIS e reso possibile grazie al finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Iniziativa d’Emergenza a favore delle popolazioni vulnerabili in Camerun e in Ciad AID 08/11762/2019 MAGIS – AICS Sede di Khartoum) e al bando straordinario dell’Ufficio per gli Interventi caritativi a favore del Terzo Mondo della Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell
    8 per mille alla Chiesa Cattolica.  Tanta solidarietà italiana anche nei momenti di profonda crisi interna!
    Avviare un laboratorio specializzato in Covid-19 e organizzare sessioni formative per medici, biologi e tecnici di laboratorio in Ciad, non era fattibile da Roma e così, senza non poche paure e grandi difficoltà diplomatiche per entrare, sono partita in nome e per conto del MAGIS, alla volta del Ciad spinta da un grido per la profonda ingiustizia nell’accesso ai mezzi che avevo vissuto per mesi.
    Una settimana dopo mi ha raggiunto il Prof. Vittorio Colizzi, docente universitario di immunologia e patologia, specializzato in malattie infettive e in igiene della Sanità pubblica, esperto della sanità africana da oltre 20 anni, che senza tentennare, ha messo a disposizione le sue competenze per seguire, guidare e accompagnare la formazione Covid-19 del personale sanitario in Ciad. Una presenza che è stata vissuta come un segno tangibile di una solidarietà che nei momenti di crisi non si chiude ma deve resta aperta agli altri.
    Come ha ribadito più volte Papa Francesco in questo tempo di crisi, “nessuno di salva da solo, ci siamo trovati su una stessa barca fragili e disorientati, chiamati a remare insieme”, mettersi a servizio gli uni degli altri anche nei momenti bui per vivere in pienezza il senso dell’appartenenza ad un’unica famiglia umana.
    Per fortuna il Ciad non è stato colpito pesantemente dal Covid-19 così come lo siamo stati noi, sarebbe stata la catastrofe totale, un sistema sanitario incapace di reggere la pressione…Ma il nostro impegno non è finito ancora.
    Ora la sfida che ci attende è quella di continuare a rafforzare la capacità di sorveglianza epidemiologica in Ciad, la formazione dei tecnici, capire le ragioni della resistenza immunologica al Covid-19, rafforzare i laboratori di biologia molecolare perché restano sfide aperte sulla malaria, le epatiti e le altre epidemie che, in Ciad, continuano ad essere la causa di migliaia di morti ogni anno e sulle quali non bisogna abbassare l’attenzione mondiale.
    Per tutto questo e molto altro, sono di nuovo sotto il cielo ciadiano sempre caldo (40°) e profondamente accogliente.
    Sabrina Atturo            N’Djamena 11Giugno 2021 

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  • La consacrazione di un vescovo figlio del Ciad è una festa per la comunità di Mongo. Quì la Chiesa è al servizio di uno sviluppo senza frontiere, con la completa collaborazione di cristiani e musulmani, in una diocesi immensa a maggioranza mussulmana.
    “il cristianesimo non vuole fare concorrenza all’Islam, ma vuole essere un luogo di dialogo, di vita e di opere”,  dice mons. Coudray che ha fondato quella diocesi e che lascia ora alle cure del nuovo vescovo.
    Dalle immagini che p. Franco ha raccolto, assistiamo ad una partecipazione sentita dei fedeli, che si manifesta con la musica, il ritmo, il canto e la danza, in maniera coinvolgente, difficile da capire per noi occidentali.
    E’ l’autentica manifestazione del sentire interiore, perché la musica, espressione artistica di tutte le culture, in questo continente è l’anima di un popolo.

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  • Don Benedetto Zampieri, in prima linea contro il COVID,  ci manda questo breve messaggio che fotografa una situazione disperata.
    “Qui stiamo cercando di accompagnare il più possibile le famiglie anche se geograficamente lontane colpite da questa onda di COVID più aggressiva. Stiamo con attività molto ridotte e non possiamo celebrare riunendo le comunità. Continuiamo a pregare per chi viene sepolto senza funerale. E sono 5 alla settimana. Senza contare i malati in terapia intensiva nell’unico ospedale della capitale già senza posti disponibili. Tutto pieno al di là delle capacità massime. Noi stiamo bene prendendoci cura della salute il più possibile Ma la sfida più grande è animare la Speranza per chi non riesce a prevedere il domani. Chiediamo che si convertano le strutture di corruzione che non permettono agli aiuti di arrivare a chi ha più bisogno.
    Ho passato 3 giorni di febbre e sono rimasto in quarantena preventiva, ma il test ha dato esito negativo, grazie al Cielo. Ringrazio per la preghiera e la comunione che sento vive e vere. Rimaniamo uniti.”
    Alcuni estratti del video curato dal Centro Missionario di Padova – guarda il video intero

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  • Scuole cattoliche e scuole coraniche unite per la lotta alla desertificazione. Il dialogo interreligioso e la convivenza pacifica unica via per il progresso.

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  • “Finalmente siamo riuniti tutti insieme per tre giorni con lo scopo di ricreare un clima di amicizia e di serenità”.
    Con questo messaggio p. Franco Martellozzo ci comunica la “risoluzione” dei leaders religiosi riuniti a Baro “per la pace e il suo mantenimento, per la convivenza pacifica e la coesione sociale tra le diverse confessioni religiose”.
    Un incontro organizzato da p. Franco, dalla missione evangelica e dal vicario generale, nei locali della parrocchia di un villaggio, scelto perché cuore e luogo dei fondamentalisti islamici che avevano fatto vari tentativi per destabilizzare la comunità cattolica. Un villaggio che stava per essere paralizzato dai contrasti dovuti alla mancanza di dialogo nel reticolato di più religioni.
    L’incontro ha spazzato via l’ignoranza e ha convinto anche i più riottosi che il rispettare la religione dell’altro e la convivenza pacifica sono l’unica via per il progresso.
    La vicinanza con le popolazioni mussulmane nata dalla partecipazione alle “banche dei cereali” e dalle altre attività sociali, sta ora rinsaldandosi in un contesto più ampio per una convivenza pacifica.
    E così come le “banche dei cereali” per la loro utilità hanno avuto un’espansione a macchia d’olio, anche questo incontro per il successo ottenuto e compreso da tutti, sarà ripetuto di comune accordo anche in altri villaggi. “Una novità insperata” dice p. Franco.
    Tra le linee guida indicate nella “risoluzione”, vi è la consapevolezza acquisita di “unire le forze per risolvere i gravi problemi della regione come l’autosufficienza alimentare, il degrado della natura e delle persone (alcoolismo, droga, matrimonio precoce, ecc)”.
    Un altro passo avanti, grazie a p. Franco e ai missionari costruttori di convivenza e a quanti operano per la crescita sociale.

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  • Don Renzo, uno di noi, cresciuto nella nostra parrocchia, ha voluto realizzare la sua vocazione a sostegno dei più deboli, spinto dal desiderio di aiutare quelli che nessuno aiuta, abbandonati dalla fortuna, sottomessi dalla miseria, dalle malattie.
    Da quando ci ha dato il suo saluto tanti anni fa, gli siamo sempre stati vicini col cuore, con la preghiera, con l’aiuto materiale.
    Dalla Thailandia, dove opera in aiuto dei figli di lebbrosi e disabili, don Renzo, nel suo messaggio di auguri ringrazia tutti di Fraternità Missionaria per il sostegno ricevuto, ma siamo noi a ringraziare lui per averci mostrato come l’amore verso il prossimo possa essere lo scopo per cui vivere.
    “Carissimi tutti, credo che per Natale e per il nuovo anno non conviene usare le parole o le frasi abituali.  Siamo sulla stessa barca!  E siamo in pericolo. Nessuno ha una sufficiente autorità’ per profetizzare l’arrivo di un bene, pace e tranquillità’.
    Io vi dico solo questo: PADRE NOSTRO… LIBERACI DAL MALE.
    …Io ho sempre bisogno, anche di voi….. Qui dove mi trovo da 37 anni a Romphibun …al Centro Don Bosco si continua a fare molte cose…aiutando i giovani che vanno a scuola e i più’ piccoli, i lebbrosi e i disabili….
    …vi penso e vi abbraccio
    Don Renzo “

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  • P. Franco Martellozzo ci scrive:
     “Ricordate la varechina? Nel 2012 abbiamo bloccato l’epidemia di colera a Mongo salvando innumerevoli vite, con la produzione a ritmo intenso di varechina. Gli organismi pubblici hanno in seguito distribuito le pastiglie di cloro e la nostra iniziativa si è arenata.  Ora però mancano le pastiglie, e gli enti sanitari mi hanno supplicato di rimettere in funzione i dispositivi e curare la formazione del personale.
    Quì il rilancio della varechina è un avvenimento importantissimo.
    Ricordo e ringrazio Dario che ha ideato e realizzato questo progetto con la collaborazione di Giorgio”.
    p. Franco

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